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Mumin-Filosofia

I Mumin non hanno mai raggiunto in Italia la popolarità che li accompagna nel resto del mondo. Chissà che non aiuti a fargli guadagnare la meritata attenzione la nuova collana che Iperborea dedica loro, riproponendo le strisce con singole storie.


Il mio è un entusiastico invito a leggere tutto dei Mumin. In italiano sono stati tradotti fumetti, racconti, albi e ciò che non è più a catalogo si trova in biblioteca. Usciti dalla penna di Tove Janson, sono troll gentili che assomigliano a ippopotami. Mumin, Mamma Mumin, Papà Mumin: la loro casa è sempre aperta, convivono con una grande varietà di amici. Nella valle dei Mumin incontriamo Grugnina, i Tabacchi, i Fungarelli, i Selvagnoli, gli Emuli, …

I Mumin vivono in pace, sono accoglienti, gentili, divertenti, hanno sensibilità artistica, amano profondamente la natura, rispettano le unicità di tutti e di ciascuno, sono curiosi, esteti, brillanti, capaci di interrogarsi su questioni etiche, sono propositivi, generosi e dotati di pragmatico senso della giustizia, portano leggerezza, fanno stare bene le creature vicine e, soprattutto, contagiano con la “muminfilosofia”.

Invidiabili compagni di giochi e fantasie, al contempo ottimi educatori silenti, capaci di accompagnare bambini e bambine con grande leggerezza, in una tavolozza ricca di situazioni, che passa dai colori brillanti e leggiadri a tonalità più introspettive e riservate.

Dobbiamo festeggiare il loro ritorno e invocare a gran voce la ristampa di ciò che non è più in libreria!

Trovo particolarmente preziosi i racconti lunghi: “Caccia alla cometa” apre la saga, introducendo i principali personaggi che accompagneranno l’intero ciclo, nonché le tematiche ricorrenti. Riconosciamo subito elementi caratteristici della letteratura nordica, come l’importanza del movimento, che convive con una profonda capacità di introspezione, ma anche un rapporto con la natura, capace di esaltarne la meraviglia, tanto quanto di rispettarne la potenza. Nel racconto prendono forma varie occasioni, per riflettere sul rapporto con gli oggetti: fonte di gioia e forza, da un lato, ma anche potenziali legacci ammalianti e ostacoli alla libertà, dall’altro. Il clima familiare appare in tutta la sua morbida, ma determinata, capacità di accogliere ciascuno in base alle proprie peculiarità, desideri e capacità.

Ne “Il cappello del Grande Bau” mamma Mumin si accorge che in casa si sono nascoste due creaturine sconosciute, spedisce il fidato Sniff a sentire di cosa hanno bisogno e, apprendendo che la parlano una strana lingua, si preoccupa di capire che dolce desiderano per il loro compleanno o con quanti cuscini dormono. Nello stesso racconto si possono leggere i consigli di Topomuschiato per organizzare con successo una festa:

“Occorrono molti tavoli (…) di tutte le dimensioni e nei posti più impensati. Nessuno se ne vuol stare inchiodato alla sua seggiola durante una festa (…). E all’inizio dovete offrire quello che avete di meglio. Poi fa lo stesso, perché, tanto, hanno cominciato a divertirsi. E non frastornateli con spettacoli, canzoni e roba del genere. Lasciate che siano loro al centro del programma.”

In “Magia di mezza estate” lo scambio di battute tra Mamma Mumin e Spinetto nulla ha da invidiare alle commedie di  Oscar Wilde:

Mamma Mumin: “Naturale che ce la caveremo (…) solo i farabutti finiscono male!”
“Non sempre” notò Spinetto “conosco dei farabutti a cui non è successo niente di pericoloso”.
“Che vita monotona!” si meravigliò Mamma Mumin.

Successivamente viene magistralmente descritta una situazione comune al vissuto di molti bambini, oggi certamente più spesso di quando Tove Jansson ne ha scritto:

“M’ero messa alla ricerca di un vestito” prese a raccontare Grugnina “quando tutt’a un tratto ne ho trovati a centinaia. Ero così felice” (…) “Potevano anche essere mille” proseguì Grugnina “E più li guardavo e riguardavo, più me li provavo, uno dopo l’altro e più mi sentivo diventar triste”
“Davvero?” esclamò Misa
“Sì, è strano ma è così, erano troppo capisci? Mai avrei avuto il tempo di indossarli tutti, e mai sarei riuscita a decidere quale preferivo. Quasi mi prendeva il panico! Se almeno ce ne fossero stati due soli…”

In “Magia d’Inverno” il registro cambia: Mumin si sveglia quando intorno a lui tutti sono ancora avvolti dal lungo letargo. Così inizia un’esperienza di vita che è anche metaviaggio, in cui incontra sconosciuti, conosce il lato oscuro dell’anno (l’inverno!), impara a vedere aspetti ignoti in coloro che conosce superficialmente. Qui incontriamo un Too-Ticki premuroso e attento, mentre spiega a Mumin che non sempre lo ha consolato nei momenti di sconforto perché: “Ogni cosa va scoperta da sé (…) e va superata da soli”. Anche Mamma Mumin, nel comprendere quante cose sappia gestire da solo il figlio, invita Grugnina a non proteggerlo troppo, suggerendole “Lascia che si arrangi da sè; se la caverà certo meglio se incontrerà qualche piccolo ostacolo“.

Direi volentieri anche de “I racconti dalla valle dei Mumin” e di “Memorie di papà Mumin”, ma chiudo omaggiando le strisce dei Mumin, che fanno intuire la multidimensionalità artistica della talentuosa Tove Janson, rimasta in parte adombrata dal successo dei suoi troll gentili. Scriveva nel suo diario che la sua vita e l’arte si fondevano “Ogni natura morta, ogni paesaggio, ogni tela è un autoritratto” .

La via della pace tracciata da Jella Lepman passa anche dai Mumin. E pure quella della pensosa leggerezza, capace di attraversare abissi e innalzarsi, di esplorare la gioia e guardare dentro ai dubbi. Perché non c’è nulla di più avventuroso che ascoltare la propria natura e cercare di assecondarla!


Francesca Romana Grasso

Pedagogista, dottore di Ricerca in Scienze dell’educazione, studiosa di Letteratura per l’infanzia, si occupa dal 1996 di formazione, progettazione e consulenza in ambito educativo, sociale, sanitario e culturale. Conduce progetti formativi ed eventi nell’ambito della promozione della lettura, in particolare bibliotecari, librai, insegnanti, educatori. Collabora con riviste e blog di settore. Presiede l’associazione Edufrog aps. Curatrice di eventi e iniziative culturali quali il Festival per l’infanzia e le famiglie Family care (Brescia) e il concorso internazionale Illustrazioni in movimento, accompagna la nascita di gruppi di lettura (Liberabimbi, gruppo di lettori volontari in pediatria e Leggiamo insieme? presso la biblioteca comunale di Buscate). Ha scritto a quattro mani con Alice Gregori un Manifesto di Alleanze educative e di cura (www.educative.it) e coordina le attività di ricerca, formazione e scambio che intorno a esso si animano. Autrice del saggio "Primi libri per leggere il mondo", pubblicato nel 2020 da Editrice Bibliografica.


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