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La responsabilità di essere testimoni

IBBY Italia quest’anno celebra la Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza con le parole di Paola La Rosa, Anna Sardone e Deborah Soria della Biblioteca IBBY di Lampedusa.

Si chiamava Youssef, aveva sei mesi. È morto come migliaia di altre persone, di altri bambini, nel Mediterraneo, a poche miglia dall’isola in cui viviamo. Ora è sepolto a Lampedusa. L’ennesima vita spezzata dalla frontiera.

Alcune persone sull’isola sono andate a dire una preghiera per lui, a dargli un saluto, a portargli un fiore. Si sono stretti intorno alla madre come una famiglia. Hanno pianto come se fosse un nipote, un fratello.
Non si può fare altro, se non continuare a chiedere che tragedie di questo tipo non accadano più, che alle persone sia consentito viaggiare e spostarsi in sicurezza, attraverso vie legali. Che venga immediatamente attuato un piano per i salvataggi in mare. Che soprattutto i bambini vengano protetti ad ogni costo.
Perché non ci si può rassegnare davanti all’enormità di un bambino cui venga negato il diritto alla vita.

D’altro canto, ci piacerebbe poter proteggere i “nostri” bambini e ragazzi da notizie come questa. Vorremmo trovare delle formule che riducano l’impatto, l’impressione che una cosa così dolorosa può suscitare. Ma, in realtà, non ci sono parole buone per raccontare ciò che è successo. Nessuna possibilità di rendere meno duro, di alleggerire il peso di questo evento. Non possiamo addolcirlo e non possiamo, purtroppo, cancellarlo. Youssef, un bambino di appena sei mesi, è morto a poche miglia da noi, ennesima vittima di un’infinita strage. E noi qui sull’isola siamo stati, ancora una volta, testimoni.

Chi vive sulla frontiera è “senza pelle”, costretto, cioè, a subire certi eventi – drammatici o straordinari – senza mediazioni, senza quel minimo di protezione che le immagini bidimensionali, offerte da stampa e tv, offrono all’opinione pubblica. Il rischio che le emozioni che ci investono risultino insopportabili è altissimo ed è su questo piano che gli adulti devono lavorare per offrire ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, una difesa che non sia l’indifferenza. Parlare apertamente e metterci in ascolto, disposti a rispondere alle domande, anche a quelle più scomode o a cercare le risposte insieme a loro quando noi non le abbiamo: questo sarebbe già un grande passo.

Si racconta che per gli Indiani d’America chiunque salvasse la vita di una persona restava per sempre responsabile di quella persona. Se ci si ferma a una lettura superficiale, questa regola può apparire illogica: dovrebbe, semmai, essere chi ha avuto salva la vita a prendersi cura del suo salvatore. E, invece, è proprio come dettato dalla saggezza indiana: perché essere responsabili di qualcun altro non è un dovere, ma una conseguenza inevitabile della relazione che si crea quando – per circostanze anche del tutto casuali – partecipiamo a un evento fondamentale dell’esperienza altrui.

Forse, è proprio questo che dobbiamo spiegare ai nostri ragazzi: la responsabilità di essere testimoni. La trasformazione di quest’isola in un luogo di frontiera ha assegnato questo ruolo a chi qui vive. Sta a noi interpretarlo nel modo più giusto, cogliendo e vivendo a pieno la straordinaria opportunità che ci viene offerta. Perché essere “responsabili” vuol dire che ci importa di qualcuno, avere creato una relazione. E le relazioni sono l’essenza dell’essere umani.

Il 20 novembre, Giornata internazionale del Fanciullo, vogliamo ricordare ogni Youssef, ogni vittima, ogni bambino che, attraversata la frontiera, sparisce nelle maglie indifferenti della politica e della nostra cattiva accoglienza.

Lo vogliamo ricordare dalla biblioteca di Lampedusa, uno spazio per spiegare, per raccontare e per raccogliere la memoria di questo tempo. Nessun bambino o bambina deve crescere senza la possibilità di capire. I libri, lo spazio, l’ascolto e il pensiero saranno gli strumenti grazie ai quali nessuno mai dovrà dire che Youssef è vissuto invano. Terremo accesa la memoria della sua breve vita.

(Illustrazione di Francesco Piobbichi)


Biblioteca IBBY Lampedusa

Il progetto di una biblioteca per bambini e bambine, ragazze e ragazzi, a Lampedusa nasce nel 2012. Fino ad allora, il diritto di accesso ai libri e alla lettura non era garantito perché non esistevano, né erano mai esistite librerie o biblioteche sull'isola. Dopo anni di lavoro e impegno, questa piccola biblioteca, che vive grazie al lavoro di tanti volontari (adulti, bambini, ragazzi), è ormai un punto di riferimento culturale riconosciuto al centro del Mediterraneo.


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