Blog


Il buio delle librerie

Come IBBY Italia avevamo fatto sentire la nostra voce quando i focolai di censura dei libri per ragazzi hanno reso evidente la necessità di presidiare un territorio culturale, nel quale spesso si creano falle, ci siamo opposti ad una oscura morale, bigotta e retriva, in nome del diritto alla libera espressione.
E la nostra voce torna di nuovo, ora, là dove le librerie muoiono per attacchi violenti, mortiferi, ma chiudono anche perché il paese ha dimenticato il valore straordinario del libro e della lettura, capace di costruire ponti e creare comunità.
E non solo comunità di lettori, ma di cittadini che devono ritrovare un nuovo modo di stare assieme, in pensieri e azioni, che possano incidere sulla qualità della vita presente e futura.

Nel marzo di quest’anno la Confcommercio ha pubblicato l’esito dell’annuale studio dedicato alla demografia delle imprese nelle città italiane, che delinea una preoccupante crisi del settore del commercio, che ha portato in 10 anni alla chiusura di oltre 63mila punti vendita di commercio al dettaglio su sede fissa. Per quanto riguarda le librerie, la contrazione è ancora più preoccupante, con un 23% in meno rispetto al 2008.
Questi dati sono rivelatori di come si stia trasformando l’immagine delle nostre città e quale rischio si corra a causa della vera e propria estinzione, non solo del commercio al dettaglio, ma soprattutto di attività fondamentali come le librerie, luoghi di cultura e di incontro.

Le luci a Centocelle

Camminando per Centocelle, a Roma, si ha la sensazione di un forte cambiamento, quello che molti chiamano gentrificazione: oggi, dopo aver profondamente mutato il destino di quartieri vicini come il Pigneto, è arrivata anche qui. Le strade in pochi anni si sono riempite di ragazzi a far aperitivi a buon prezzo e giovani coppie che comprano case dai costi ancora abbordabili e con una metropolitana scomoda, ma comunque esistente.
Tuttavia, come un puzzle assemblato rapidamente, non tutto corrisponde perfettamente ad una nuova e vitale stagione. Così le strade, che pur sono popolate di persone, restano sguarnite del fondamentale servizio di illuminazione e le brutture di una periferia, fino a poco fa dimenticata da chiunque, sbordano sulle scintillanti vetrine dei locali ristrutturati in fretta e furia.

Una malavita sbalordita

In questo contesto è stata data alle fiamme la libreria La Pecora elettrica. Per ben due volte in pochi mesi. E con lei hanno dato fuoco ad altri due locali di cibo e musica, non molto distanti da Centostorie, la mia libreria.
Quando ci fu il primo incendio a La Pecora elettrica, tutti pensarono ad una matrice fascista di quel gesto (era il 25 aprile), mentre la seconda volta è stato chiaro che si trattava di un’opera della balorda malavita locale.
Una malavita che forse guarda sbalordita e disorganizzata alla nuova movida, ma che soprattutto aspira a insediarsi indisturbata nel quartiere e per farlo ha bisogno del silenzio generale, in particolare delle istituzioni, e per prosperare approfitta dell’ombra mortificante di un’illuminazione che manca da anni.

La paura del vuoto

Dopo il primo incendio della Pecora elettrica, tutte le librerie della zona, compresa Centostorie – e non solo le librerie, ma tutta una comunità – si sono mobilitate per la ricostruzione della libreria. Non c’è bisogno di elencare i motivi di questa collaborazione, ma va sottolineata la necessità e l’urgenza di non lasciare al buio, non solo metaforico, luoghi come le periferie.
La seconda volta no. La seconda volta siamo impazziti. Di paura, di disgusto, di compassione, di orrore. Se a nulla può la solidarietà e l’empatia della gente comune e di noi librai, cosa potrà?
Il vuoto cosmico lasciato dalle istituzioni, che non solo non hanno saputo trovare i colpevoli degli incendi, ma che non hanno posto rimedio a semplici questioni, come il buio e la solitudine di certe strade di periferia, ci ha lasciati umiliati.
Così La Pecora elettrica non riaprirà, come non riaprirà anche uno degli altri locali dati alle fiamme. Che senso avrebbe?
L’atto eroico di questo impegno dovrebbe essere accompagnato dall’adesione attiva dello Stato, che dovrebbe proteggerci, perché cittadini, perché imprese, perché librerie. Proteggerci illuminando, sostenendo la presenza di luoghi aperti, di cultura e di aggregazione.
I dati mortificanti sul numero sempre calante delle librerie sul nostro territorio nazionale ci raccontano, prima di tutto, un depauperamento culturale e di presidio del territorio. Il fatto che una libreria chiuda, costretta da circostanze nefaste, è mortificante non solo per il nostro quartiere, ma per tutti quegli operatori culturali che in tutto il Paese da anni lottano per costruire una nuova idea di diffusione del libro, un’idea che passa prima di tutto per un’educazione alla cultura e per una condivisione di spazi e scambio di idee in luoghi atti a questo, come le librerie dovrebbero essere.

La sicurezza sono le luci accese

L’esperienza di Centocelle, dove alle fiamme sono andate insieme alla Pecora Elettrica, anche un pub e una pizzeria, dovrebbe mostrare quanto più che di esercito e di polizia, abbiamo bisogno di luci accese, in senso concreto e metaforico. Lampioni funzionanti insieme a locali e luoghi di aggregazione aperti, come le librerie che invece chiudono non solo a Centocelle. Se allora lo Stato e le istituzioni continuano a mancare, la battaglia civile non può che essere solitaria, ma il più condivisa possibile nell’avere cura in special modo delle periferie, dove aprire una libreria non è un ripiego, ma una sfida contro la paura e l’insicurezza e una speranza per tutti coloro che credono che la cultura sia l’antidoto fondamentale ai pregiudizi, all’ignoranza, alla criminalità. Questo significa operare una piccola, ma lungimirante rivoluzione a cui tutti sono chiamati a partecipare.

IBBY Italia e la circolazione di buoni libri

Il ruolo svolto da IBBY Italia per questa lungimirante rivoluzione è prezioso: la circolazione di buoni libri, la formazione, le mostre itineranti e il sostegno a librerie, biblioteche, la promozione della lettura tra bambini e ragazzi è un tassello fondamentale per crescere luoghi sicuri, perché le luci accese siano sempre di più.


Antonella De Simone

E' una delle libraie fondatrice di Centostorie, libreria per bambini e ragazzi, nata nel 2007, grazie ai fondi destinati alla riqualificazione delle periferie.
La libreria è socia IBBY Italia dal 2017.


Condividi

Ti potrebbe interessare anche


Fai una donazione
Condividi sui tuoi social