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Hans Christian Andersen Award Shortlist 2020

Lunedì 4 maggio 2020 alle ore 14:30, verranno proclamati i vincitori del prestigioso Hans Christian Andersen Award, uno dei riconoscimenti più importanti al mondo per la letteratura per ragazzi.
Si potrà seguire la diretta della premiazione sul canale YouTube di IBBY.

Nell’attesa di sapere chi saranno i vincitori, conosciamo meglio i dodici candidati (sei autori/autrici e sei illustratori/illustratrici) che compongono la shortlist del 2020.

Questa settimana i primi sei: gli autori/autrici Peter Svetina (Slovenia), Maria Cristina Ramos (Argentina), Marie-Aude Murail (Francia); gli illustratori/illustratrici Isabelle Arsenault (Canada), Iwona Chmielewska (Polonia), Sylvia Weve (Olanda).

Ringraziamo gli autori, gli editori e tutti gli amici di IBBY che si sono messi a disposizione, collaborando per condividere e promuovere la conoscenza di questi artisti, che regalano ai bambini di tutte le età la loro arte, chi con le parole, chi con le figure.
Buona lettura!

PETER SVETINA

On my working table I have Gianni Rodari´s “Favole al telefono”. I remember several times on the guy from Ostia, who was reading a book above the people taking sun and swimming in the sea. It is a perspective, the author needs, if he/she wants to observe things and people from another perspective. It is necessary. Now in the middle of this strange times of quarantine my myself am in such a position of observation. My little niece asked me to tell her a story every day. Una favola al telefono every day at half past seven p.m. Every day I have to concentrate and to give my imagination at least for a couple of hours a free path to create a new story. A story where all ends safe. It is a strange position among all the pressure of the daily news, the pressure of daily work, the pressure of the noise all around and in myself. But there are safe places to go: it is the stories or poetry, where words are playing, where guys hover above the beach. There are many: Gianni Rodari, Ela Peroci, Karel Čapek, Miloš Macourek, Rafik Shami and much, much more. There is a secret connection, I suppose: all these masters support us nowadays with their stories and poems to create new ones – to tell the niece every evening at half past seven a new favola al telefono, a story where all ends safe.

Sul mio tavolo di lavoro ci sono le “Favole al telefono” di Gianni Rodari. Ricordo più volte il ragazzo di Ostia, che leggeva il libro in mezzo alla gente che prendeva il sole e nuotava nel mare. È una prospettiva di cui l’autore/l’autrice ha bisogno, se vuole osservare le cose e le persone da un’altra prospettiva. È necessario. Ora, nel bel mezzo di questi strani tempi di quarantena, io stesso mi trovo nella medesima posizione di osservazione. La mia nipotina mi ha chiesto di raccontarle una storia ogni giorno. Una favola al telefono ogni giorno alle sette e mezza di sera. Ogni giorno devo concentrarmi e dare alla mia immaginazione, almeno per un paio d’ore, un percorso libero per creare una nuova storia. Una storia dove tutto finisce bene. È una strana posizione tra tutta la pressione delle notizie quotidiane, la pressione del lavoro quotidiano, la pressione del rumore tutto intorno e dentro di me. Ma ci sono posti sicuri dove andare: sono le storie o le poesie, dove le parole giocano, dove i ragazzi si librano sopra la spiaggia. Ce ne sono molti: Gianni Rodari, Ela Peroci, Karel Čapek, Miloš Macourek, Rafik Shami e molti altri ancora. C’è un legame segreto, suppongo: tutti questi maestri ci sostengono oggi con le loro storie e le loro poesie per crearne di nuove – per raccontare alla nipote ogni sera alle sette e mezza una nuova favola al telefono, una storia dove tutto finisce bene.

(traduzione a cura di Silvia Serra, IBBY Italia )


ISABELLE ARSENAULT

Era il 2013 e la Cooperativa Giannino Stoppani aveva invitato Isabelle Arsenault a Bologna in occasione della mostra “Nei libri il mondo”. Per la mostra erano stati selezionati i più belli fra i libri dedicati al tema dei migranti. Ci eravamo innamorate di Migrant, illustrato da Isabelle e pubblicato dalla casa editrice canadese Growndwood Books, capitanata da Patricia Aldana, figura di primo piano di IBBY, ora Presidente di IBBY Foundation. 

Isabelle ci aveva inviato le sue tavole, ci aveva ringraziato molto, felice di questo contatto con l’Italia. Purtroppo era impegnata a Berlino per il lancio di Jane e la volpe, poi sarebbe dovuta tornare direttamente a Montreal dai suoi due bambini. Si era detta sicura che prima o poi sarebbe arrivata anche a Bologna, infatti grazie a Mondadori è arrivata anche da noi.

(a cura di Grazia Gotti, IBBY Italia)

Ho acquisito i diritti di “Jane, la Volpe & io“, scritto da Fanny Britt e illustrato da Isabelle Arsenault, nel 2013. È successo poco prima della Fiera di Bologna di quell’anno: è stato un vero colpo di fulmine dal catalogo dell’editore La Pastèque (Montréal), che scoprivo in quell’occasione e che usava come copertina del catalogo proprio una tavola del graphic novel. L’editore, Frédéric Gauthier, avrebbe voluto mostrami il PDF di “Jane, la volpe & io” in fiera, ma io ho insistito un po’: non potevo aspettare per scoprire la storia della piccola Helene, che era riuscita a trovare conforto in Jane Eyre (uno dei miei romanzi preferiti) e non potevo resistere a quel tratto malinconico e raffinato, in cui l’uso del colore era metafora degli stati d’animo dei personaggi.
Ed è così che sono riuscita a leggere il PDF per prima in Italia e a fare subito un’offerta: non ho avuto dubbi sulla delicatezza e la forza della storia, e sul talento straordinario dell’illustratrice, destinata a fiorire ancora, proprio come le tante piante e fiori che spesso ritornano tra le sue pagine. Avevo trovato “il libro della Fiera” e non intendo il libro delle offerte a 5 o 6 cifre o delle aste accese, non intendo il best-seller annunciato: intendo il “mio” libro della Fiera, il titolo perfetto per la collana Contemporanea e simbolo del catalogo che volevo costruire. Ho cercato di trasmettere tutto questo all’editore e a Isabelle stessa, con i quali è iniziato un lungo rapporto di collaborazione.
In seguito infatti ho acquisito anche i diritti di “Louis e i suoi fantasmi” (sempre scritto da Fanny Britt), di “Ninnananna di stoffa” (albo illustrato, scritto da Amy Novesky) e dei più recenti “Colette” e “Albert“, scritti per la prima volta da Isabelle Arsenault stessa.
Nel 2017, insieme all’Associazione Hamelin, abbiamo organizzato la prima personale al mondo dedicata al lavoro dell’artista, dal titolo “Le meraviglie”, nel Museo Internazionale e Museo della Musica di Bologna.
In quanto editore principale di Isabelle Arsenault e tra gli editori di Timothée De Fombelle, Mondadori ha anche pubblicato “Capitano Rosalie”, una piccola gemma candidata al Premio Strega 2019.

(a cura di Marta Mazza, responsabile editoriale per Mondadori Ragazzi)


MARIA CRISTINA RAMOS

Letras que me inspiraron

Fueron autores latinoamericanos los que me instalaron en su órbita refrescante, desmesurada y profunda. García Márquez, Manuel Scorza, Juan Rulfo, Julio Cortázar. Y más cercanamente, Elena Poniatowska, Manuel Rivas. Ellos son algunos de los que me configuraron como lectora, que alimentaron mi apasionamiento. Luego me asomé a lo infantil con la marca de esa literatura de excelencia y encontré voces y poéticas maravillosas.

Los libros infantiles
Creo que entrar a un libro infantil es como ingresar a un patio donde hay algo de juegoy mucho de escondites. Donde lo más callado de cada uno puede conversar con las palabras y los mundos de otros. Momo, de Michael Ende es uno de esos patios, un personaje que dejará huella en la historia personal de cada lector, una niña misteriosa que viene de algún lugar desconocido y ante quien todos se vuelven más conciliadores o dan, por fin, con la respuesta que necesitan.
Pienso en los cuentos de Janosch, en su diafanidad tan cercana a los más pequeños, en los de Juan Farías y en los de Horacio Quiroga y en los de Onelio Jorge Cardoso.
Por nombrar algunos, porque los cuentistas abren un espacio que nos lleva a otras historias, a otros libros, a otras vidas.

La poesía
El lenguaje es nuestro ropaje sonoro, en él volcamos nuestras confidencias, con él urdimos nuestro pensamiento. Pero el lenguaje puede, además, orientarnos y revelar nuestra sensibilidad. Cuando el lenguaje se hace poesía adquiere perfiles inusitados, nos envuelve en sugerencias y nos acompaña a recuperar la percepción fina de lo que acontece en el entorno y en nuestro interior. La poesía es música y es silencio, sostiene nuestra complejidad y nos compensa con un pequeño universo de palabra alumbrada.

Lectura de poemas de La luna lleva un silencio:



(Abril 2020 – Patagonia Argentina)

Parole che mi ispirarono
Furono autori latinoamericani che mi accolsero nella loro rinnovata, smisurata e profonda orbita. García Márquez, Manuel Scorza, Juan Rulfo, Julio Cortázar.
E più recentemente, Elena Poniatowska, Manuel Rivas. Sono solo alcune delle persone che mi hanno formata come lettrice, che alimentarono la mia passione. Solo in seguito mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi, segnata da questa letteratura d’eccellenza, dove ho trovato voci e poetiche meravigliose.
I libri per ragazzi
Credo che entrare in un libro per ragazzi sia come accedere in un cortile dove trovare qualche gioco e molti nascondigli segreti. Dove la parte più intima di ognuno di noi può conversare con le parole e i mondi degli altri. “Momo”, di Michale Ende è uno di questi cortili, un personaggio che lascerà traccia nella storia personale di ogni lettore, una ragazzina misteriosa proveniente da un luogo sconosciuto e davanti alla quale tutti diventano più concilianti o trovano, finalmente, la risposta di cui hanno bisogno.
Penso ai racconti di Janosch, nella loro trasparenza così vicina ai più piccoli, a quelli di Juan Farías, di Horacio Quiroga e di Onelio Jorge Cardoso.
Per citarne solo alcuni, perché i narratori aprono uno spazio che ci conduce in altre storie, in altri libri, in altre vite.
La poesia
Il linguaggio è il nostro vestito sonoro, in lui rovesciamo le nostre confidenze, con lui intrecciamo il nostro pensiero. Però, il linguaggio può anche orientarci e far emergere la nostra sensibilità. Quando il linguaggio diventa poesia, acquisisce profili insoliti, ci avvolge con suggestioni e ci accompagna nel recuperare la percezione più precisa di ciò che succede nel nostro contesto e dentro di noi.
La poesia è musica, è silenzio, sorregge la nostra complessità e ci compensa con un piccolo universo di parole illuminate.

(Aprile 2020 – Patagonia Argentina)

(traduzione a cura di Joan Ballber e David Tolin, libraio, IBBY Italia)


IWONA CHMIELEWSKA

Il lavoro di questa figura  straordinaria è stato già segnalato da giurie internazionali di grande prestigio. Nel 2007 il suo lavoro fu premiato a Bratislava e di lì a poco, mentre la Corea già si apprestava a pubblicare molti dei suoi lavori, sono arrivati per lei i premi alla Bologna Children’s Book Fair.

Premio Fiction del BolognaRagazzi Award nel 2011, Iwona ritorna a vincere nel 2013 nella sezione Non-Fiction, per poi aggiudicarsi  il New Horizons nel 2019 con “Lullabay from Grandmother“. 

Voglio soffermarmi su questo titolo davvero particolare. Se già in altre sue opere, materiali estranei all’illustrazione, come fili, cartone, tessuti, erano entrati nelle pagine, qui il tessuto e il ricamo sono i protagonisti, disposti in forme armoniche di grande semplicità e al tempo stesso estremamente raffinate.

La cosa davvero sorprendente è il fatto che la Corea accolga una proposta così legata alle origini culturali dell’autrice polacca. Il libro è una celebrazione poetica della vita delle donne di Lodz, centro tessile nel quale le donne nascono, crescono, si sposano, lavorano, accudiscono i bambini, fra il rumore delle macchine tessili e la polvere di cotone.

L’autrice costruisce le sue pagine con materiali collezionati negli anni: diverse texture e pattern, con inserimenti di ricami. Un vero libro d’artista,  un libro che rivisita il lavoro femminile, elevandolo e rendendolo fruibile ai bambini. 

(a cura di Grazia Gotti, IBBY Italia)


MARIE-AUDE MURAIL

Hans-Christian Andersen! Lui qui disait écrire « court et triste », moi qui ai choisi d’emblée d’écrire « court et gai », étions-nous faits pour nous rencontrer? J’ai encore dans l’oreille le 45-tours de mon enfance qui crachotait dans le mange-disque la plainte de La petite fille aux allumettes: « Allumettes, allumettes, achetez-moi mes allumettes ! » J’aurais tant voulu à cet âge nager avec la petite sirène au milieu des nacres et des coraux. Puis, tour à tour, en grandissant, je me suis moi-même qualifiée de «princesse au petit pois» ou bien de «vilain petit canard». Mais il m’a fallu du temps pour comprendre à quel point les Contes d’Andersen sont l’essence même de la littérature pour la jeunesse, littérature à double niveau de lecture, où, sous l’histoire et ses péripéties merveilleuses, il reste à découvrir le sens caché.

Je présente souvent Miss Charity comme un roman que j’ai écrit en l’honneur de celles qui m’ont précédée, dont certaines reçurent le prix Andersen, Astrid Lindgren, Tove Jansson ou bien Christine Nöstlinger. Ma jeune héroïne, Charity, grandissant dans l’Angleterre victorienne, laisse croître dans l’obscurité et le travail apparemment routinier son génie d’auteure-illustratrice pour enfants jusqu’au jour où elle peut enfin déployer ses ailes de beau cygne blanc. Pour moi, c’est ça, Le vilain petit canard : ce temps qu’il nous faut pour devenir nous-mêmes.

Le prix Hans-Christian-Andersen? Quand en ai-je entendu parler pour la première fois? Eh bien, cela ressemble à une histoire. À 18 ans, je découvris le village natal de la grand-mère de mon mari, un village charentais qui portait le nom charmant de Courcoury. C’est là que mes enfants passèrent leurs vacances, chez Mémé Thérèse, et c’est pourquoi un de mes premiers livres pour la jeunesse, Les secrets véritables, qui a pour cadrece village, est dédié « à tous les enfants qui ont joué, qui jouent et qui joueront à Courcoury». Or, parmi ces enfants, il y en eut un, qui s’appelait René Guillot. J’appris par mon beau-père que ce René Guillot, qui avait même sa rue à Courcoury, était un écrivain pour la jeunesse qui avait eu en son temps un beau succès auprès des enfants. C’est aussi à ce jour le seul écrivain jeunesse français à avoir reçu le prix Hans-Christian-Andersen en 1964. Ai-je cru y voir un signe que me faisait le créateur du Vilain petit canard?

Le hasard voulut que, en 1996, le jeune acteur choisi pour interpréter Émilien, le héros de ma première série pour adolescents, fût Erwan Baynaud, qui venait de se faire remarquer dans le Maître des éléphants, un film tiré d’un roman de… René Guillot. Était-ce cet écrivain ou le prix Andersen qui me poursuivait?

J’eus la réponse cette même année. La section française d’Ibby me désigna par la plume de Caroline Rives comme « l’écrivain pour la jeunesse français le plus digne de prétendre à cette reconnaissance internationale que représente le prix Hans-Christian-Andersen », et Ibby France réitéra son choix en 1998. Je me sentis honorée, intimidée (je me sentais un peu jeune dans la carrière), et touchée aussi par la critique qu’Ibby France fit de mon œuvre: « Marie-Aude Murail a des choses à dire sur le monde contemporain, sans pesanteur et sans démagogie. Dans Tête à rap, au lieu d’asséner une leçon de morale sur le sida, elle met en scène un personnage secondaire séropositif, ni meilleur ni pire que les autres, à égalité avec les autres. Elle est aux antipodes de la rectitude politique(…). Marie-Aude Murail sait donner du piquant à la banalité de la vie quotidienne (…) et nous serions heureux si, à l’occasion du prix Hans-Christian-Andersen, son œuvre continuait à passer les frontières, témoignant d’une écriture et d’une expérience à la fois très enracinées dans la réalité française contemporaine, et suffisamment distanciées pour être universelles». Ce furent Uri Orlev et Katherine Paterson qui reçurent le prix Andersen, respectivement en 1996 et en 1998. Mais moi, j’ai retenu la principale leçon de cette expérience: «passer les frontières», que ce soient celles du pays, de la langue, de l’appartenance sociale et même de la classe d’âge, car la littérature jeunesse est un passeport entre les générations. Elle est, à l’image d’Ibby, internationale et rassembleuse.

Alors, j’ai sillonné la planète, de Lima à Toronto, de Saint-Pétersbourg à Casablanca, et de Bologne à Francfort, à la rencontre des enfants et des adolescents, avec mes livres dans mon sac à dos. Invitée dans un premier temps par les instituts français ou les lycées français de l’étranger, puis, au fur et à mesure que mes livres étaient traduits, par les salons du livre et les festivals de tous les pays. Me voilà cette année dans ce qu’on a coutume d’appeler la «short list des nominé-es» du prix Hans-Christian-Andersen. C’est un honneur de plus. Je sais très bien que, comme le disait Dickens, «tant que je vous ferai rire et pleurer, je continuerai». Avec ou sans le prix Andersen, j’écrirai pour la jeunesse. Mais la petite fille qui est en moi ne peut s’empêcher de vouloir que ce soit « avec » ?.

Hans-Christian Andersen! Eravamo fatti per incontrarci, lui che diceva di scrivere “breve e triste” e io che che subito ho scelto di scrivere “breve e gioioso”?
Ho ancora nelle orecchie i 45 giri della mia infanzia, che crepitavano nel mangia-dischi la preghiera de “La piccola fiammiferaia”: “Fiammiferi, fiammiferi, comperate i miei fiammiferi!”. Avrei tanto desiderato a quell’età nuotare con la sirenetta in mezzo a madreperle e coralli. Poi, crescendo, di volta in volta mi sono da sola definita “principessa sul pisello” o “brutto anatroccolo”. Mi ci è voluto del tempo per capire fino a che punto le Fiabe di Andersen sono l’essenza stessa della letteratura per ragazzi, letteratura a doppio livello di lettura, dove, della storia e delle meravigliose peripezie, bisogna poi scoprire il senso nascosto.

Presento spesso Miss Charity come un romanzo che ho scritto rendendo omaggio a chi mi ha preceduto, dei quali qualcuno ricevette il premio Andersen, Astrid Lindgren, Tove Jansson o Christine Nöstlinger. La mia giovane eroina, crescendo nell’Inghilterra vittoriana, lascia maturare nell’oscurità e nel lavoro apparentemente quotidiano il suo genio di autrice/illustratrice per bambini, fino al giorno in cui potrà spiegare le sue ali di bellissimo cigno bianco. Per me è questo, “Il brutto anatroccolo”: il tempo di cui abbiamo bisogno per diventare noi stessi.

Il premio Hans Christian Andersen? Quando ne ho sentito parlare per la prima volta? Ebbene, sembra quasi una fiaba. A 18 anni, scoprii il villaggio natale della nonna di mio marito, un paesino della Charente dal delizioso nome di Courcoury. Lì i mie figli passarono le vacanze, da nonna Thèrese, ed è per questo che uno dei miei primi libri per bambini, Les secrets véritables, ambientato in questo villaggio, è dedicato “a tutti i bambini che giocarono, che giocano e giocheranno a Courcoury”. Ora tra questi bambini, ce ne fu uno che si chiamava René Guillot. Seppi da mio suocero che René Guillot, al quale era dedicata persino una strada a Courcoury, era uno scrittore per ragazzi che a suo tempo aveva ottenuto un buon successo. Ed è ancora oggi il solo scrittore francese ad avere ricevuto il premio Hans Christian Andersen nel 1964. Crediamo sia questo un segno che mi ha mandato il creatore de Il brutto anatroccolo?

Il destino ha voluto che, nel 1996, il giovane attore scelto per interpretare Émilien, l’eroe della mia prima serie per adolescenti, fu Erwan Baynaud, che era appena stato notato, nel Maître des éléphants, un film adattato da un romanzo di… René Guillot. Era lo scrittore o il premio Andersen che mi perseguitava?

La risposta arrivò lo stesso anno. La sezione francese di Ibby mi designò attraverso la plume, di Caroline Rives come “la scrittrice per ragazzi più degna per ottenere il riconoscimento internazionale Hans Christian Andersen” e Ibby Francia rinnovò la sua scelta nel 1998. Ero onorata, intimidita (mi sentivo ancora alle prime armi) e toccata anche dalla critica che Ibby France espresse sulla mia opera: “Marie-Aude Murail ha delle cose da dire sul mondo contemporaneo, senza risultare greve e demagogica. In Tête à rap, invece di propinare una lezione di morale sull’AIDS, mette in scena un personaggio secondario sieropositivo, né migliore né peggiore degli altri, uguale agli altri. Lei è agli antipodi del politicamente corretto (…), Marie-Aude Murail sa mettere del pepe nelle banalità della vita quotidiana (…) e saremmo felici se, in occasione del premio Hans Christian Andersen, la sua opera continui a valicare le frontiere, testimoni di una scrittura e di un’esperienza molto radicata nella realtà francese contemporanea e sufficientemente distaccata da essere universale”. A vincere il Premio Andersen nel 1996 e nel 1998, furono rispettivamente Uri Orlev e Katherine Paterson. Ho però assimilato la lezione principale di questa esperienza: “valicare le frontiere”, quelle geografiche, linguistiche, o sociali, ma anche quelle dell’età, poiché la letteratura per ragazzi è un passaporto tra le generazioni. E’, ad immagine di IBBY, internazionale e unificante.
Quindi, ho percorso il pianeta, da Lima a Toronto, da San Pietroburgo a Casablanca, da Bologna a Francoforte, per incontrare bambini e adolescenti, con i miei libri nello zaino. Invitata prima dagli Istituti Francesi o dai licei francesi all’estero, poi, via via che i mie libri venivano tradotti, dalle Fiere e dai Festival di tutti i paesi. Ed eccomi quest’anno in quella che è d’uso essere chiamata “shortlist dei candidati/e” del premio Hans Christian Andersen. E’ un ulteriore onore. So benissimo, che come diceva Dickens, “fino a che vi farò ridere e piangere, continuerò a farlo”. Con o senza il premio Andersen, scriverò per i giovani. Ma la ragazzina che è in me non può fare a meno di volere che sia “con” ?.

(traduzione a cura di David Tolin, IBBY Italia)


SYLVIA WEVE

Illustratrice e graphic designer olandese. Ha illustrato più di 150 libri, con segni diversi, versatili e sempre sorprendenti. Per il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti.


IBBY Italia

IBBY Italia è un’associazione di volontari che si dedica alla promozione del libro e della lettura. IBBY Italia è la sezione italiana di IBBY International di cui fanno parte più di 80 Paesi membri


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