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Beatrice delle Meraviglie

«Da bambina i libri illustrati erano il mio spazio privato, solo per me. Li sfogliavo per ore, annusando l’odore della carta. Mi facevano sognare. Oggi mi rendo sempre più conto che sognare è necessario per diventare una persona libera e felice. E ripensando alla noia della mia infanzia, ho capito che la noia è libertà».

Beatrice Alemagna (Bologna 1973), autrice e illustratrice che ama narrare per immagini, nasce e si forma in un ambiente colto. È dalla voce della mamma che ascolta Calvino e Rodari fra le cui righe scopre e coltiva la sua «ispirazione alla libertà». Rodari è uno dei suoi padri spirituali, il primo. Determinante per il suo modo di vedere, di immaginare, ha gettato – lei dice – le fondamenta del suo universo visivo.

Nascono così i suoi libri, da Un et sept, il primo testo pacifista che Beatrice abbia mai letto, all’amatissimo sin da bambina La promenade d’un distrait, per il quale realizza un piccolo film in animazione che è l’oggetto della sua tesi di laurea. Storie uscite dalle pagine di “Favole al telefono” di Rodari per diventare albi illustrati. Come Gisèle de Verre, la sorellina francese di Giacomo di cristallo, e il più recente A sbagliar le storie, questi ultimi pubblicati anche in Italia. E ancora, La luna di Kiev, inno alla fratellanza fra i popoli, oggi simbolo della richiesta di pace: l’ultima storia del maestro di Omegna illustrata da Beatrice, in uscita per Einaudi Ragazzi.

Beatrice studia grafica e composizione all’ISIA di Urbino, dove apprende l’impeccabile mise en page dei suoi albi illustrati e un linguaggio narrativo dallo stile fortemente riconoscibile. I suoi collage realizzati con le carte e le trame dei tessuti ci regalano albi materici, modernissimi ma dal sapore antico, con un retrogusto piccante, seducente e malinconico. Impara a disegnare da autodidatta, trasformando le sue lacune in irrinunciabili punti di forza che la costringono ad una continua ricerca e sperimentazione e le permettono di cambiare segno, seguendo la sua personale ispirazione. 

Nel 1996 vince il primo premio del prestigioso Figures Futures del Salon du Livre et de la Presse Jeunesse di Montreuil; l’anno successivo si trasferisce a Parigi dove vive e lavora. In Francia approfondisce la conoscenza di quello che sarà probabilmente il suo secondo padre spirituale, il grande Tomi Ungerer, artista a cavallo fra due lingue e due culture. Con Ungerer Beatrice dice di condividere anche una «moltitudine di personalità che subisce e di cui approfitta» per arricchire i suoi libri e le sue scelte professionali.


(Un leone a Parigi, Donzelli Editore, 2009)

È del 2006 Un leone a Parigi, edito in Italia da Donzelli, che riceve la menzione speciale al Bologna Ragazzi Award. Ispirato dalla statua del leone nella piazza Denfert-Rochereau, realizzato con la tecnica del collage, ritagli di giornale, foto e disegni, racconta la passeggiata del leone in una Parigi sospesa fra sogno e realtà. Una storia autobiografica che parla forse della continua ricerca del proprio posto nel mondo, del viaggio alla scoperta di storie e luoghi diversi, dell’incontro con i volti e le persone, per conoscere e riconoscersi, delle partenze e degli arrivi lì dove ci sentiamo finalmente a casa, da soli e con gli altri.

Per Beatrice l’infanzia è un territorio segreto, un luogo da scoprire, una condizione transitoria che lascia dietro di sé un vuoto, una profonda nostalgia. Di questo parlerebbero i poeti, di questo parla l’arte e la letteratura. Per l’artista «ogni adulto è in esilio dalla propria infanzia». Ed è questa condizione di vuoto, di nostalgia, il motore primo della sua ricerca e insieme la sua personalissima cifra stilistica, il giardino segreto dove nasce la sua poetica. Ancora con le sue parole:

«Dietro ogni creatore di libri per bambini c’è un’infanzia creativa perché l’infanzia è la preistoria di tutti noi, è il luogo dove tutto nasce e tutto si crea».


(Che cos’è un bambino?, Topipittori, 2008)

Beatrice ama ritrarre i bambini nei loro giochi e ama catturarne gli stati d’animo nei suoi schizzi, che considera veri e propri casting e custodisce con cura, trasformandoli nella sua prima fonte di ispirazione. Nel 2008 dai suoi quaderni nasce per i tipi della milanese Topipittori Che cos’è un bambino?, il suo primo albo italiano e insieme il più tradotto nel mondo. Una galleria di ritratti a misura di bambino che tocca corde profonde e commuove. In questo picturebook – nome anglosassone certo più corretto dell’italiano albo illustrato – l’autrice va oltre la narrazione, sposta l’asticella per dialogare direttamente con il suo lettore e insieme riflettere sulla propria infanzia e su quanto questa possa mancare una volta persa. «Un bambino è una persona piccola» ma non per questo con idee piccole. I libri di questa artista raffinata e diretta, potente e gentile parlano ad entrambi, piccoli e grandi, perché un buon libro per bambini è un prezioso momento di scambio e condivisione per tutti.


(Addio Biancaneve, Topipittori, 2021)

Nel suo Addio Biancaneve (Topipittori 2021), una rilettura della fiaba dei fratelli Grimm, Beatrice sceglie di fare propria la voce della matrigna-madre-strega e cambia completamente registro e stile: dimentica i contorni netti, le figure piene e si abbandona a improvvisare con un segno liquido, fluido, torbido come la storia che racconta. Un segno ad un primo sguardo assai lontano da quello dei lavori precedenti, che tuttavia nell’attenzione ai dettagli, negli scorci, nelle prospettive, resta sempre riconoscibile: sue sono le atmosfere e suo il mix di meraviglioso, magico e spaventoso.

Del resto, nella letteratura per l’infanzia – come ci ha ricordato l’artista nel bell’incontro a Firenze, presso la casa editrice Giunti nel gennaio 2019 – abitano tutti i concetti fondamentali della vita e dell’arte per Beatrice Alemagna: il dramma, il conforto, gli incubi, le esperienze, le gerarchie, le anarchie, le scoperte, la libertà, la disciplina, i debutti, le avventure, i pregiudizi, le frustrazioni, le trasgressioni, le desolazioni, l’amore, la passione, l’immersione, la metafisica, la conoscenza del mondo e della cultura, l’affermazione di sé, i viaggi, le partenze e gli arrivi.

(In alto, fotografia che ritrae Beatrice Alemagna)


Paola Vassalli

Curatrice ed educatrice museale, si occupa di letteratura per ragazzi, illustrazione ed educazione all’arte dagli anni Ottanta. Laureata in filosofia, ha progettato e diretto i Servizi Educativi del Palazzo delle Esposizioni a Roma. Da questa esperienza è nata la serie "Educare all’arte", pubblicata da Electa. Si è impegnata per la nascita di biblioteche pubbliche, come le Biblioteche Ragazzi del Sistema Bibliotecario del Comune di Roma e lo Scaffale d’arte del Palazzo delle Esposizioni. Ha curato importanti mostre, fra cui, con Silvana Sola, "I nostri anni ’70. Libri per ragazzi in Italia" (Roma, Palazzo delle Esposizioni, Corraini Edizioni 2014). In particolare ha curato grandi mostre internazionali dei maestri dell’illustrazione contemporanea. Collabora con la Bologna Children’s Book Fair dagli anni Novanta e ha curato la mostra Artisti e capolavori dell’illustrazione. 1967-2016 (Corraini Edizioni 2016). Socia IBBY Italia, è membro del Consiglio Direttivo dal 2019. Vive e lavora a Roma e viaggia nel mondo per parlare del suo lavoro.


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9 Marzo 2022

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