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Gettare il cuore oltre la frontiera

Il progetto per aprire una biblioteca sull’isola di Lampedusa è iniziato nel 2012 quando è stato presentato ai soci di IBBY durante un congresso internazionale a Londra. Ha avuto subito una grande accoglienza e, anche se le nostre idee iniziali si sono dovute presto adattare ai venti che soffiano sulla frontiera, oggi siamo qui. Da sempre una buona stella protegge il progetto e accompagna chi decide di gettare il cuore oltre l’ostacolo e oltre le difficoltà per fare ciò che ritiene giusto e importante.

La biblioteca, che si sostiene con pochissimi fondi, è un luogo di cura e di gentilezza dedicata ai bambini e alle bambine che sull’isola vivono o passano, ma ha saputo essere anche un luogo che produce nuove idee e strategie per aprire un varco sulla frontiera crudele eretta dalle leggi degli uomini e dei governi. La biblioteca, libera, gratuita, aperta è il luogo da cui è iniziata una rivoluzione per “mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dalle bambine. Mostreranno alle adulte la via da percorrere” (J. Lepman).

In questo fine ottobre caldo e assolato, eravamo 60 per festeggiare 10 anni di un progetto nel quale investiamo tuttora cuore ed energie per garantire uno spazio dove la fantasia è un valore e nutre le menti che crescono o passano sull’isola di Lampedusa.

È stato l’IBBY camp più numeroso che si sia mai visto.
Cosa abbiamo fatto? Non lo sappiamo. Una cosa incredibile. 

 

 

Eravamo tante, piene di cose da dare e da imparare. Siamo state veloci a metterci nello stesso binario. Bambine, libri, passione, colori, letture. È stato bello e luminoso. Gente che racconta: la rivoluzione più grande che si può fare. Stare insieme, ragionare, ascoltare, immaginare un futuro diverso. Ci rivedremo, ci riconosceremo: siamo state nello stesso posto fatto anche di morti inutili, di piccole bare abbandonate nel buio di cui prendersi cura, di sopravvissuti cui è negato un approdo, di memorandum con un paese che tortura e uccide, di nuove visioni del mondo, di voci che curano e si prendono cura degli ultimi con immaginazione e passione.

Chi sa scrivere scrive, chi sa disegnare disegna, chi sa organizzare lo fa, chi vuole aiutare aiuta a creare, chi salta, chi usa il corpo prende lo spazio e lo vive. C’è persino chi misura l’azzurro del cielo e chi conta i neutrini sull’unghia di un pollice! C’è chi canta ninne-nanne. C’è chi ci ricorda che siamo sorelle anche se siamo diverse e che il male devi scrollartelo di dosso e pestare i piedi fino a quando sarai fuori dalla buca. Adulte e bambine sono indistinguibili, giocano, leggono, preparano lo spazio e lavorano insieme. Tutte ascoltano, tutte vengono ascoltate.

Non esistono differenze, non esistono “carriere”, tutte siamo invitate ad essere noi stesse, un nome, una possibilità di dire chi siamo, di dichiararci senza gli appellativi che ci ha dato il mondo. Nessuno è “famoso” al camp. Essere se stessi è qualcosa che il mondo ci chiede di dimenticare in nome di quello che dobbiamo dimostrare. La frontiera ti impone di essere se stesse rinunciando a inutili orpelli, a maschere e coperture.

Sulla frontiera si prende posizione, a viso scoperto.

Siamo state insieme, ci siamo messe in gioco, abbiamo dato senza chiedere niente in cambio, abbiamo messo a disposizione le nostre abilità e tutto è tornato in forma di possibilità, prospettive future, sorrisi, conoscenze nuove. Lo abbiamo fatto senza che ce lo chiedessero, lo abbiamo fatto perché volevamo dare.

Anche se non parlavo la vostra lingua, non mi sono sentita marginale” ha detto Anita, dalla Norvegia “mi avete fatto sentire perfettamente accolta e alla pari e non è una cosa così ovvia.” Anita, abbiamo scoperto durante il camp, è una storyteller eccezionale che racconta usando suoni e gesti, facendo commuovere tutte.

“È incredibile come in così poco tempo, delle adulte che non si conoscevano sono riuscite a intendersi e a lavorare insieme, senza tensioni, senza problemi” ha detto una volontaria che partecipava per la prima volta.

Dal punto di vista di chi lo organizza da anni è una gioia vedere i volti che si illuminano, vedere le scintille di nuove amicizie che si creano, seguire gli sguardi persi dell’inizio in cui tutto è ancora da fare e quelli entusiasti della fine in cui ci si saluta pieni di energie e di nuove passioni per il futuro.

Torneremo di sicuro” dicono tutte.

Cosa lasciamo? La biblioteca con una nuova veste che Blu e Mavi hanno pensato per noi, con una nuova forza per denunciare a voce alta le ingiustizie della frontiera e nella quale bambine e bambini continueranno a godere del piacere delle parole e a comprenderne la forza.

Domani arriverà e sarà difficile, ma la Biblioteca IBBY Lampedusa sa resistere, sa ascoltare, sa che è difficilissimo disperdere l’energia creata da chi crede veramente in quello che sta facendo e lo dichiara: “Siamo venute per leggere! Fateci entrare!”

E se non oggi, domani quelle porte si apriranno.

*in questo articolo usiamo un femminile sovraesteso. Speriamo che i pochi presenti al camp che si identificano nel genere maschile possano comprendere e capire di essere assolutamente inclusi nei nostri pensieri.

Buona vita a tutti. Buon cammino ai viaggiatori. 

 

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Silent Books. Destinazione Lampedusa

Il progetto Silent Books. Destinazione Lampedusa promosso da IBBY Italia in collaborazione con IBBY International nasce nel 2012 con l’idea di creare una selezione dei migliori silent book pubblicati in tutto il mondo e costruire una biblioteca per i ragazzi e le ragazze di Lampedusa. La creazione di una biblioteca comunale nell'isola ha una valenza altamente simbolica: Lampedusa rappresenta tutti i luoghi remoti e di frontiera e questo progetto vuole essere un'occasione per portare all'attenzione delle istituzioni e della società civile i bisogni di chi cresce lontano dalla lettura e da quei principi di rispetto e comprensione dell'altro che la lettura è in grado di stimolare.


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